La pratica
L'arresto dei movimento vorticosi
Assodato che la pratica di yoga non è le "8-lezioni-di-yoga" ma è praticare fino a quando non si diventa "pensare yoga", da qualche parte bisogna iniziare. Nella consapevolezza che la pratica di questa filosofia antichissima richiede un certo grado di dedizione e di esercizio.
Le mie pratiche sono sempre all'insegna del principio di base, ossia "yoga è l'arresto del movimenti vorticosi del mentale".
Per avere pensieri-non-vorticosi dobbiamo creare spazio sufficiente affinché l'energia circoli senza intoppi e il corpo sia un luogo arieggiato e di ampio respiro.
Quindi mi avvalgo dell'haṭha yoga e delle sue posture, le āsana, addolcito da un particolare uso del respiro, cosicché gli intoppi e gli intralci causati dagli ingorghi psico-fisici possano essere rimossi con altrettanta dolcezza. Infatti ingorghi e intralci hanno spesso a che fare con la nostra storia personale: serve calma, serve pazienza, serve amorevolezza. Serve un corpo addolcito e abitato da un buon respiro. Ecco il senso della famosa flessibilità dello yoga: nella pratica che insegno ognuno troverà la propria flessibilità, favorita ed allungata da un respiro naturale rispolverato e riscoperto. Le tecniche che uso non sono difficili: spesso la semplicità si rivela potentemente efficace.
La pratica dura una ora e mezza. Può sembrare un tempo lungo. Ma vola. E si dispiega tra il momento iniziale del "rilasciare le tensioni" ed il momento finale della "presa d'atto", ossia una meditazione sul respiro arricchito, sul corpo depurato dalle tensioni e sull'essere nel sentire. Tra questi due momenti si 'stendono-dipanano-allungano' le sequenze di āsana, secondo i principi di gradualità e del non nuocersi.
Il mio insegnamento, il Rāja Yoga, è nutrito e sostenuto dai testi dello yoga, con particolare riferimento agli Yoga Sūtra. Patrimonio dell'umanità.